Quando i ghiacciai scompaiono

Identità, memoria e futuro delle Alpi

Un viaggio tra ghiacciai, identità e futuro con Monica Ronchini, antropologa del MUSE di Trento 

Un ghiacciaio è solo una massa di ghiaccio? La risposta, per Monica Ronchini, antropologa presso il Museo delle Scienze di Trento, è decisamente più complessa. Perché quando i ghiacci si ritirano, non è solo il paesaggio a cambiare: si spezza qualcosa nel nostro immaginario, nella nostra identità, nel modo in cui abitiamo e comprendiamo il mondo. 

In questa conversazione, Monica Ronchini ci accompagna tra scienza e simboli, paure e possibilità, esplorando il significato della perdita dei ghiacciai alpini e cosa possiamo imparare da essa per costruire un futuro più consapevole e condiviso.

“Sebastião Salgado. Ghiacciai”

La mostra al Mart di Rovereto e al MUSE di Trento
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Cos’è davvero un ghiacciaio? 

La definizione scientifica è nota: una massa perenne di ghiaccio e neve che scivola lentamente verso valle. Ma questa è solo una parte della storia. In molte culture indigene, come quelle andine, i ghiacciai sono spiriti viventi, antenati, divinità che proteggono e regolano il ciclo della vita. La loro scomparsa non è solo un dato geologico, ma un lutto, un trauma collettivo

Anche sulle Alpi, i ghiacciai sono molto più di un fenomeno naturale: sono presenze familiari, custodi della memoria, sentinelle del cambiamento climatico. Il loro scioglimento accelera la nostra consapevolezza: ci rende vulnerabili, ma anche più coscienti della necessità di cambiare rotta. 

Cosa succede all’identità alpina quando il bianco scompare dalle cime? 

L’immagine delle Alpi sta cambiando sotto i nostri occhi. Le vette che un tempo sembravano eterne perdono il loro mantello candido e lasciano dietro di sé rocce scure e laghi temporanei. Questo cambiamento scardina l’illusione di stabilità su cui si fonda parte dell’identità montana. 

Eppure, i ghiacciai non sono mai stati il cuore produttivo delle comunità alpine. La vera identità si è sempre costruita nel tessuto dei rapporti umani, nella relazione con la terra, nel lavoro e nella cura condivisa. Forse, proprio in questa perdita, si nasconde la possibilità di riscoprire e rinforzare quei legami. 

Ghiacciai in ritirata: cosa significa per le Alpi e le loro comunità

E l’economia? Cosa cambia senza ghiacciai? 

La fusione glaciale mette a rischio le riserve d’acqua dolce, fondamentali per agricoltura, energia e vita quotidiana. Le conseguenze non si fermano alle alte quote: anche le pianure dipendono dai ghiacci alpini. 

Il turismo invernale, perno dell’economia montana, è particolarmente fragile. L’innevamento artificiale ha costi altissimi e impatti ambientali rilevanti. È evidente che servono nuove strade: valorizzare le energie rinnovabili, promuovere l’agricoltura di montagna, investire in un turismo più lento e sostenibile. 

Perché facciamo così fatica a reagire al cambiamento? 

Sappiamo che i ghiacciai si sciolgono. Eppure continuiamo a comportarci come se nulla stesse accadendo. Perché? Perché il cambiamento climatico ha tempi e scale che la nostra mente fatica a comprendere. E perché, in assenza di risposte forti e collettive, ci sentiamo impotenti. 

Occorre recuperare il senso di agency, di capacità d’azione, attraverso l’educazione, la progettazione partecipata e il racconto di esperienze positive che mostrino che un’alternativa è possibile, ed è già in corso. 

ValdiFassa-DolomitiMarmolada-RifugioGhiacciaioMarmolada_TommasoForin_34402 | © TommasoForin_34402

I funerali dei ghiacciai: rituali per non dimenticare 

In Islanda, Svizzera, Messico, si tengono cerimonie simboliche per commemorare i ghiacciai scomparsi. Non sono tradizioni antiche, ma nuovi riti creati per visualizzare la perdita, dare forma al lutto, generare empatia. Dove la scienza fatica a farsi sentire, la ritualità parla al cuore

Un paesaggio senza ghiaccio è ancora bellezza? 

Sì, ma sarà una bellezza diversa. Fatto di pascoli alti, pietraie, versanti instabili e nuovi laghi. L’assenza del ghiaccio ci chiederà di ripensare il paesaggio, riscrivere la memoria, ridefinire ciò che chiamiamo “bello”. 

Come cambieranno le comunità alpine senza ghiaccio? 

Non spariranno: si trasformeranno. Potrebbero diventare protagoniste di un nuovo modello di convivenza con la natura: sobrio, resiliente, radicato nella cooperazione. Alcune realtà lo stanno già facendo: innovando, adattandosi, mettendo in rete energie nuove. 

La perdita può diventare spinta all’azione? 

Solo se la narrazione della crisi non paralizza. Occorre trasformare il lutto in progetto, in visione condivisa. I territori in prima linea possono diventare laboratori viventi di cittadinanza climatica. 

ValdiFassa-Marmolada-Trekkingsulghiacciaio_GloriaRamirez_44501 | © GloriaRamirez_44501

Quattro semi per il futuro 

  1. Fare comunità: rafforzare reti locali, costruire alleanze globali. 

  1. Innovazione territoriale: tecnologie e pratiche sostenibili su misura del luogo. 

  1. Cultura del limite: riscoprire la montagna come equilibrio, non solo risorsa. 

  1. Attivismo e partecipazione: creare spazio per la voce dei giovani, trasformare la consapevolezza in azione. 

"Abbiamo bisogno di riconoscere la vita anche dove vita non sembra esserci. Di lasciarci ispirare da modelli culturali diversi, capaci di uscire dalla logica del dominio. È da qui che può nascere un nuovo futuro." 
— Monica Ronchini 

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Pubblicato il 07/05/2025